FUNZIONALISMO

Roberto Cipriani

Funzionalismo, un modo di intendere la realtà in base alle funzioni svolte da persone, gruppi, istituzioni, eventi, fenomeni.

Il funzionalismo è una corrente scientifica che attribuisce molta importanza al ruolo di un individuo, di un gruppo, di un fatto, all’interno di una comunità o, più ampiamente, di una società. Come in un meccanismo ogni elemento svolge la sua parte per far funzionare tutto l’insieme, così ogni funzione compiuta in ambito sociale serve a mantenere in attività uno Stato, un’organizzazione, una struttura.

Quando si parla di funzione si intende dire che qualcosa viene compiuta, è eseguita. L’origine del termine funzione si può far risalire a quanto avviene in uno strumento tecnico, in cui ogni parte contribuisce alle operazioni svolte dall’insieme dell’apparato. Se nel corpo umano ogni elemento del sistema circolatorio o di quello nervoso contribuisce alla vita dell’essere umano, così nella società ogni azione contribuisce alla sopravvivenza del sistema sociale o comunque al mantenimento di alcune sue caratteristiche. Quando cambiano le funzioni anche il sistema ne risente.

Soprattutto nell’800, con le teorie evoluzionistiche di Charles Darwin (1809-1882) ed il pensiero sociologico dell’inglese Herbert Spencer (1820-1903), si è andata sviluppando una stretta analogia tra fenomeni biologici e fenomeni sociali. L’equilibrio e la differenziazione delle società venivano spiegati in base alle funzioni operanti in esse.

Va però tenuto presente che quanto avviene in una struttura biologica è ben diverso da quello che accade in una società umana, in cui va considerata soprattutto la libera volontà degli individui. Inoltre la selezione biologica (elemento tipico dell’evoluzionismo) che permette la sopravvivenza solo degli elementi più forti non è applicabile alla convivenza umana, in cui invece si è più attenti al valore della vita, al di là delle debolezze dei singoli soggetti.

Negli studi sulle popolazioni impropriamente ritenute “primitive” l’antropologia culturale funzionalista, specialmente di Bronislaw Malinowski (1884-1942), ha sostenuto che ogni elemento di una cultura (costumi, modi di pensare, stili di vita) sia funzionale ed integrato in un sistema equilibrato, che serve a soddisfare le necessità dei singoli e dei gruppi. Le funzioni nascerebbero proprio dai bisogni espressi dai soggetti umani.

In verità descrivere solo le funzioni non basta per capire una società. Occorre invece individuare i motivi, le ragioni, le condizioni, le variabili in gioco, cioè i fattori che orientano gli atteggiamenti ed i comportamenti degli individui. Del resto è anche dimostrato che, come ha scritto il sociologo francese Emile Durkheim (1858-1917), “l’organo è indipendente dalla funzione, vale a dire che, pur restando lo stesso, esso può servire a degli scopi diversi”. Pertanto le funzioni sono mutevoli, anche se non cambiano gli elementi organici che le svolgono. In effetti un gruppo sociale che nel passato aveva un determinato ruolo oggi può svolgere una funzione ben diversa, sebbene le persone che lo compongono siano rimaste le medesime. In definitiva il funzionalismo non può essere considerato universalmente valido e necessario, cioè applicabile ad ogni situazione.

Una distinzione molto importante è quella proposta dal sociologo statunitense Robert King Merton (1910-2003), che parla di funzione manifesta (compresa e voluta) e funzione latente (non compresa e non voluta). L’una e l’altra possono operare anche contemporaneamente. Per esempio un’organizzazione sociale può servire a raggiungere un obiettivo manifesto a carattere ideologico, quale la trasmissione di determinati insegnamenti e di particolari valori ideali, ma può altresì servire da base latente per ottenere consensi politici o per favorire l’ascesa di chi mira a raggiungere i vertici della gerarchia sociale.

Il funzionalismo è stato spesso criticato per il suo orientamento piuttosto conservatore e non aperto a tenere conto delle diversità e delle innovazioni.