SULLA RELIGIONE DIFFUSA (intervista)

Roberto Cipriani


Intervista a Roberto Cipriani (Università di Roma Tre)


D: Quale potrebbe essere la definizione di “religione diffusa oggi”? Secondo quali parametri si può riconoscere come religione e non come un fenomeno sociologico parallelo, o di relazione, al cattolicesimo? SEcondo quali caratteristiche un soggetto può essere inscritto nel perimentro della religione diffusa?


R: La religione diffusa di oggi non è molto diversa da quella di ieri. Anzi proprio la sua persistenza ne costituisce una caratteristica peculiare. Se qualcosa è cambiato ciò è avvenuto a livello secondario, in aspetti di dettaglio e non di sostanza. Dunque la religione diffusa continua ad essere il risultato di una vasta azione di socializzazione religiosa che pervade anche tuttora la realtà italiana e non solo. Come spiegare altrimenti la tenuta massmediatica di un personaggio come il papa? Il carattere di religione resta perché nasce comunque dalla religione, è intrisa fortemente di religione e non è certo un fenomeno anticattolico, come del resto non è antireligioso neppure negli altri contesti in cui una religione è dominante e diventa diffusa, nel caso dell’islam o dell’induismo, dello scintoismo o del buddismo. Solitamente l’appartenente alla religione diffusa è poco praticante e poco attento agli insegnamenti direttamente legati a conseguenze pratiche immediate più che ad orientamenti di massima.


D: Considerando la relazione tra etica protestante e capitalismo analizzata da Weber, sarebbe ipotizzabile, oggi, piuttosto un legame tra una serie di valori diffusi in (e da) tutte le religioni bibliche (e non solo pensando all’evoluzione dei paesi asiatici) e l’ambito lavorativo professionale degli individui? Come sarebbe altrimenti giustificabile l’evoluzione del capitalismo in ogni parte del mondo o quasi?


R: L’etica di tipo protestante non sembra avere caratteri di universalità o comunque di dominanza. D’altra parte i valori diffusi più o meno legati alla religione sono poco attinenti alla dimensione dell’impegno forte in campo lavorativo. Anzi sembra piuttosto di poter sostenere il contrario. Per questo l’etica protestante non è la matrice del capitalismo, che quindi si espande ben al di là dei contesti territoriali tipicamente contraddistinti dalla presenza protestante.


D: Pensano ai discorsi impregnati di religione fatti in passato dai presidenti degli USA, i quali però non facevano riferimento ad una religione specifica (la religione civile descritta da R. Bellah) com’è possibile parlare di religione diffusa nei deiscorsi dei politici italiani quando fanno riferimento esclusivamente al cattolicesimo, sia per chi si schiera a favore sia per chi si allontana dalla morale cristiana? Che rapporto ci può essere tra civic religion americana e religione diffusa in Italia?


R: Appunto la presenza del riferimento al cattolicesimo, rintracciabile nei discorsi dei politici italiani, è la riprova dell’esistenza di una particolare religione diffusa, quella d’impronta cattolica, il cui peso non sfugge certo a quanti sono alla ricerca di leve potenti per accrescere il loro consenso politico-elettorale. Tra la religione civile (non civic) americana e quella diffusa italiana non c’è alcun rapporto diretto, nemmeno in termini metaforici.


D: Che ruolo ha la religione diffusa in questo periodo in cui il ritorno aklla religione di chiesa da parte dei politici è evidente? L’utilizzo di tamatiche e termini biblici nei discorsi politici potrebbe influenzare sia i credenti sia coloro che sono pèiù vicini alla religione diffusa o dei valori?


R:  La religione diffusa può essere soggetta a strumentalizzazioni facili giacché il richiamo a valori religiosi ha sempre un suo fascino, un suo appeal. Più che di termini biblici alcuni politici fanno uso di richiami semplici, usuali: Padre Pio come il papa, una Madonna protettrice di un luogo o un santo ritenuto grande taumaturgo. Del resto non è facile distinguere fra religione diffusa e religione dei valori: la prima è inclusa nella seconda, che abbraccia un più largo settore della popolazione caratterizzata da diversi livelli di credenza. Le contingenze politiche e soprattutto i risultati elettorali non si spiegano solo con gli appoggi confessionali o con i rinvii a tematiche religiose: molti e complessi fattori interferiscono, al di là delle apparenze e dei pronunciamenti religiosi ufficiali e/o privati.